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La profezia del Metaverso

La profezia del Metaverso

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Ci avevano provato già vent’anni fa, ma non eravamo pronti. Si chiamava Second Life e gli iscritti potevano, di fatto, costruirsi una seconda vita virtuale, bella, ma col senno di poi inutile, perché incapace di coinvolgere davvero gli utenti. 

Da quando la conversione di Facebook in “Meta” lo ha reso nuovamente un argomento mainstream, non c’è azienda lungimirante che non parli del nuovo Metaverso, nome ispirato al romanzo cyberpunk di Neal Stephenson pubblicato nell’ormai lontano ‘92. Nell’immaginario collettivo già corrisponde alla filmografia distopica più avanzata, ma è probabile che nel prossimo futuro si connoti semplicemente come canale digitale privilegiato per chi voglia promuovere il proprio business.   

Cos’è il Metaverso

Innanzitutto va chiarita l’entità di questa mixed reality che assume sempre più l’aspetto di una rete di mondi interconnessi in cui è possibile vivere esperienze immersive phygital. Mentre nel caso di Second Life si parlava essenzialmente di un gioco, di conseguenza di uno spazio abbastanza definito dalla casa produttrice che ne aveva impostato i limiti all’interno dello stesso codice sorgente, la nuova narrazione contempla un universo parallelo spalmato su diversi livelli, popolato da avatar e ologrammi, riproduzioni digitali di sé stessi libere di muoversi senza limiti spazio temporali. Inoltre, diversamente dalla prima esperienza, in questa dimensione decentralizzata, ovvero fatta dagli utenti, vi è la possibilità di guadagnare realmente denaro.

Nel Metaverso sei connesso con un numero illimitato di utenti nel medesimo “ambiente” virtuale. Comunichi, ti sposti, sperimenti e interagisci fisicamente grazie a tecnologia wearable (visori, guanti). Vendi o acquisti con criptovaluta. 

Città, negozi, appartamenti, casinò, spazi virtuali e oggetti immateriali NFT “Non Fungible Token di varia entità  sono quasi tutti asset unici, insostituibili e mercificabili, dunque quotabili nell’unità di valuta virtuale utilizzata. Chiunque può decidere di investire in Metaverso acquistando un token, purché sia in possesso di un cryptowallet, il portafogli personale di cryptovaluta, che diventa una sorta di carta d’identità del web 3.0.

Tutte le crypto sono sotto la blockchain di Etherium (ETH), in quanto sviluppata in tecnologia 2.0 a differenza di Bitcoin. Al momento non esiste un’unica moneta vigente, ma varie con possibilità infinite di guadagno.   

Qual è la strategia migliore per posizionarsi 

Attualmente esistono più piattaforme da cui accedere al Metaverso:

  • Decentraland,
  • Sandbox
  • Meta

le più note. L’accesso è free ma condizionato alla creazione del cryptowallet.

Dentro Metaverso ognuno è libero di muoversi, viaggiare, assistere a concerti o eventi, ed ovviamente di organizzarli in funzione del proprio business. Ad oggi sono presenti numerose aziende interessate a innovare brand image e approccio al mercato, a testare il sentiment dei consumatori per introdurre nuovi prodotti.

Multinazionali come Samsung, Gucci, Disney, Warner Music Group, Intel, per le quali si profilano già rendimenti alle stelle qualora Metaverso divenisse, come in molti profetizzano, il nuovo internet in 3D, non hanno perso tempo. Acquistando terreni hanno potuto creare spazi virtuali ad hoc finalizzati ad aumentare l’engagement e dunque a potenziare

  • awareness
  • reputation
  • identity.

Dall’entertainment, al fashion, all’industria farmaceutica, non c’è mercato che non possa sentirsi rappresentato in questa versione olististica del digitale.

Possedere NFT nella rete interconnessa di spazi virtuali è senza dubbio il modo migliore per posizionare il proprio brand.

La proprietà di una o più land, ossia elementi certificati su blockchain, di fatto terreni in pixel 16X16, consente di assumere un titolo su quella porzione di spazio virtuale, di far pagare una quota ai visitatori, di creare asset, di organizzare eventi o esperienze ludiche a pagamento, di affittare l’area ed eventualmente rivenderla.  

Una bolla speculativa o un grande affare? 

La rivoluzione che si sta compiendo, che vede l’online e l’offline fondersi sempre di più in esperienze immersive e coinvolgenti, è il prodotto di una nuova forma mentis affermatasi in scenari sociali – economici – politici impensabili fino a qualche anno fa. 

È giusto chiedersi se il Metaverso rischi di diventare una gigantesca vetrina senza clienti, ma a questo punto è doveroso riflettere sul fatto che un’economia virtuale che diventa sotto i nostri occhi sempre più reale non è il frutto di qualche giorno di lavoro. 

I presupposti per renderlo un successo ci sono ed esistono da anni. 

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