Google, Google, Google, non si fa altro che parlare dell’azienda di Mountain View.
Quando si parla di web non si può fare a meno di citare Google, come protagonista assoluto del traffico internet mondiale e dei servizi web, che stanno diventando ormai una esclusiva della casa californiana.
Conosciamo tutti il traffico che genera la Big G., secondo le ultime statistiche Nielsen, Google negli Stati Uniti si incarica del 65% delle ricerche globali su internet, davanti a Yahoo! e ai motori di Windows, che hanno un mercato del 13% circa a testa.
Per questo è così importati saper ottimizzare un sito web attraverso l’ottica SEO degli spider di Google, oppure impostare una campagna PPC con Google Adwords.
Percentuali da capogiro, dicevamo, ma che possono diventare ancora più convincenti se si pensa che da molto tempo ormai la ricerca sul web non è l’unica attività sulla quale si concentra Google. Posta elettronica, Video, foto, social networks, bookmarks online, software di editing e condivisione dati, aggregatore di notizie.
Proprio questo è un ulteriore campo dove gli sviluppatori dalle numerose O si stanno confrontando per regalare un nuovo standard all’informazione telematica.
Questa storia fra Google e i giornali si protrae ormai da molto tempo: la polemica è partita quando il magnate dell’editoria, Rupert Murdoch, si è lamentato per l’uso che la Casa di Mountain View fa della diffusione di notizie attraverso la rete. In un periodo in cui, poi, si sta diffondendo in rete la voglia di far pagare i contenuti dei giornali, Sole 24ore, Times e New York Times stanno per farlo, ecco che la situazione in rete sta cominciando a cambiare.
Google, infatti, mette a punto questa piattaforma che permetterà agli editori, dei quali la Big G punta a diventare partner, di vendere i propri contenuti online attraverso un sistema di registrazione e pagamento unico e molto semplice.
Il progetto prende il nome di Newspass, che aggiungendo semplicemente il numero di carta di credito alle informazioni dell’account che già utilizziamo per leggere la posta o per controllare le mappe, ci permetterà di compare le notizie che più ci interessano online.
Il progetto non si ferma solamente a comprare un’intera copia del giornale, ma anche singoli articoli, facendo leva sul micropagamento che dovrebbe far abituare i clienti ad una fruizione non più gratuita dell’informazione, perlomeno quella autorevole e non personale, in rete.
Verosimilmente Google punta ad un mercato ancor più ampio rispetto a quello dei giornali. Se esiste la possibilità di utilizzare un solo account per tutti i tipi di ricerca e utilità personali, perché non fare lo stesso per gli acquisti e comprare in rete libri, viaggi, musica, filmati?
Probabilmente Google con questa operazione cerca di sferrare un attacco al primato che iTunes, e quindi Apple, detiene nel campo della diffusione di contenuti in formato digitale., puntando anche a diventare una vera e propria banca dati del mondo digitale.
Staremo a vedere cosa bolle in pentola in California, anche perché non ci sarà molto da aspettare ancora.